mercoledì 27 gennaio 2010

L'invenzione di don Bosco

La formazione dei giovani, forse neanche don Bosco la inventò solo come un luogo per imparare un mestiere. Forse con questa scusa, Don Bosco insegnò ai bambini, ai ragazzi, ai giovani derubati di tutto, un vocabolario per leggere e capire le loro strade di dignità individuale e collettiva. Insegnò loro ad essere uomini, prima che lavoratori o manovali.

Forse per don Bosco, l'apprendistato al lavoro fu subito un apprendistato alla dignità di vivere, una scuola di altissimo livello non sulla dignità che si deve conquistare con il lavoro, ma sulla dignità come diritto di nascita, inalienabile per ogni individuo.

Don Bosco forse oggi proverebbe una sana indignazione nel vedere trasfigurata la sua idea geniale, divenuta un bieco mercato dove gli affari hanno rimpiazzato ogni genuino impulso al miglioramento della società e della condizione umana.

Piero R.

giovedì 21 gennaio 2010

Scuola e azienda

E' in azienda che si impara il mestiere. Non è possibile raggiungere questo obiettivo altrove. La formazione esterna all'azienda deve dunque intervenire come integrazione ai saperi ed alle pratiche aziendali.

La formazione fuori dall'azienda, se non è addestramento specialistico, deve cercare di privilegiare la crescita dell'individuo intero. I contenuti devono indubbiamente essere attinenti al mondo del lavoro, ma è necessario che il fine sia maggiormente rivolto alla costruzione di idee e concetti.

Il luogo della formazione esterna è ideale per lavorare sul "saper essere", ma voler imitare in un luogo diverso dall'azienda ciò che si fa sul posto di lavoro, rischia di essere una perdita di tempo.

Piero R.

martedì 19 gennaio 2010

L'adulto e la conoscenza

Con gli adulti che lavorano, può succedere, talvolta, di constatare la debolezza delle conoscenze teoriche di base, quelle che normalmente si dovrebbero apprendere nel periodo della scuola dell'obbligo.
A queste lacune scolastiche di base, quasi sempre si associa una debolezza di organizzazione delle idee, dei pensieri e della capacità di adattarsi alle situazioni.
Tutto ciò risulta aggravato, soprattutto nel giovane, dalla comoda convinzione, rinforzata da una certa cultura aziendale, che per molti mestieri sia sufficiente possedere nozioni elementari, costituite da limitati codici linguistici e scarsa varietà di idee.

Piero R.

giovedì 14 gennaio 2010

Due parole sull'apprendistato

Il Manuale del Tutor della Regione Piemonte, deve essere il primo documento di riferimento per tutti coloro che operano nel settore dell'apprendistato: tutor aziendali e formatori.

L'applicazione pratica degli argomenti del Manuale, fa emergere alcune specificità. La prima è quella che individua gli ambiti educativi in azienda e nei corsi esterni.

In realtà, nella pratica della formazione si nota quanto, in azienda, si persegua soprattutto l'addestramento al lavoro. E' prioritaria la figura del lavoratore. Nei corsi di apprendistato esterni si pone invece al centro del processo educativo la persona, che in azienda è anche lavoratore.

Inoltre in azienda, anche se il processo non è strutturato, è in realtà più assimilabile all'istruzione scolastica. L'apprendista deve imparare un'attività ed alla fine viene valutato su quanto ha appreso.

I formatori esterni promuovono, invece, l'educazione partecipata e cercano soprattutto di suscitare il piacere della conoscenza in sè. E' più il perseguire la crescita della persona intera e non soltanto del lavoratore.
Piero R.

martedì 12 gennaio 2010

Incongruenze della formazione?

E’ arduo capire la relazione che intercorre tra i capitali spesi per gestire la formazione ed l'attività didattica vera e propria.

Facciamo un esempio facile: da un lato ci sono i responsabili della gestione di strutture formative, manager con stipendi elevati e garantiti mensilmente, e dall'altro i docenti, con riconoscimenti economici incerti, spesso irrisori anche per uno stagista.

Questo scenario si realizza spesso in situazioni dove i responsabili di grandi agenzie formative non sono neanche investitori: non rischiano capitali propri. Usano finanziamenti pubblici e adducono i ritardi di questi ultimi a scusa per posticipare i pagamenti di chi lavora ai livelli inferiori

Non sarebbe forse il caso, soprattutto a livello istituzionale, ed in relazione ai clamorosi fallimenti economici ed educativi di alcuni grandi centri di formazione, di ripensare l’organizzazione dei luoghi della formazione finanziata?

Nelle piccole strutture, il discorso economico forse corre il rischio di essere meno interessante per politici o presunti geni della pedagogia, ma di certo è più equilibrato, e forse anche più dignitoso.

Piero R.

sabato 9 gennaio 2010

I finanziamenti pubblici, le istituzioni e la formazione

Le Regioni, le Province e i Comuni devono essere i garanti della formazione sui territori di loro competenza.

Le associazioni di categoria, i sindacati, devono vigilare affinché il diritto-dovere dei cittadini e dei lavoratori ad intraprendere percorsi formativi, venga adempiuto nel rispetto delle norme.


Chi si pone oggi a tutela del sistema della formazione finanziata con denaro pubblico, dopo anni in cui la politica è stata spesso il paravento per poter fare più affari che altro, forse dovrebbe riappropriarsi del ruolo di garante al di sopra delle parti.


E' possibile che un Comune, un sindacato, una associazione di categoria, siano titolari o soci di strutture formative ed allo stesso tempo garanti dell’equità del servizio formativo sul loro territorio ?


L’ente istituzionale che diventa titolare o socio di strutture formative, svolge ancora funzioni compatibili con i compiti di garante del sistema o può, invece, configurarsi un conflitto di interessi?


Piero R.

venerdì 8 gennaio 2010

I clienti della formazione

Se da un lato è fondamentale la ricerca della qualità dei processi educativi, dall’altro forse è necessario ripensare il concetto di "soddisfazione del cliente” che partecipa ad azioni di carattere formativo.

Poiché i percorsi educativi e formativi mirano a promuovere cambiamenti, è risaputo che occorre fare i conti con la naturale resistenza, soprattutto in età adulta, al cambiamento.
Forse la “soddisfazione del cliente” di un processo educativo non è paragonabile a quella di chi acquista prodotti di mercato.

Può esistere un mercato della formazione?
Soddisfare chi vuole formarsi forse significa non assecondare la resistenza, la malavoglia, a tollerare cambiamenti.
Quanti rinunciano anche ad una loro autonoma scelta formativa perché, attuandola, si rivelerebbe troppo faticosa?

Un facile esempio?
L’apprendistato.
In molti casi soddisfare le aziende significherebbe lasciare gli apprendisti sul posto di lavoro. E in molti casi soddisfare gli apprendisti significherebbe far passare le ore di lezione come se si fosse in giro per merende.

Piero R.

Insegnanti, professori...

Chi è o chi dovrebbe essere il personale addetto all'insegnamento?
• Persone laureate nelle discipline di competenza.
• Persone preparate nei corsi di avviamento alla professione, e che durante la professione, continua, in proprio e in corsi specifici, il suo lungo cammino d’aggiornamento.

Non ci sono altre strade per diventare professionisti dell'insegnamento.

I docenti programmano e progettano obiettivi, contenuti, metodi, organizzano strutture ed attrezzature didattiche, creano modelli per valutare gli allievi e la propria professionalità.

E non c’è altro
Non c’è altro nel mestiere d'insegnare, oltre alla cultura, al serbatoio di esperienze professionali e personali.

Piero R.

giovedì 7 gennaio 2010

Che cos'è l'educazione degli adulti?

L’ EdA (educazione degli Adulti) appartiene all’educazione permanente, è lo strumento fondamentale che, attraverso l’ampliamento delle opportunità professionali, permette a tutti i cittadini una seconda chance non solo formativa ma anche nel lavoro.
Alla base delle politiche dell’Unione Europea in merito all’educazione permanente c’è l’idea di una
"società in formazione", che offra al cittadino migliori opportunità di promozione del suo ruolo sociale soprattutto attraverso l’acquisizione dei saperi. E' la cosiddetta formazione lungo tutto l'arco della vita, uno dei pilastri della politica dell'UE.


Piero R.


Bibliografia essenziale:


Manuale di educazione degli adulti
Demetrio Duccio, 2003, Laterza

Istituzioni di educazione degli adulti.
Demetrio Duccio; Alberici Aureliana, 2004, Guerini Scientifica

La formazione degli adulti come autobiografia. Il percorso di un educatore tra esperienza e idee
Knowles Malcolm, 1996, Cortina Raffaello